mercoledì 10 febbraio 2016

Povertà e Carità

L'Istituto Nazionale di statistica (Istat) definisce la soglia di povertà assoluta il valore monetario, a prezzi correnti, attribuito al paniere di beni e servizi considerati essenziali per ciascuna famiglia, classificata in base al numero e all'età dei suoi componenti, alla ripartizione geografica e alla tipologia del comune di residenza [...]. Perciò una famiglia è definita assolutamente povera se sostiene una spesa mensile pari o inferiore a tale valore monetario. Il paniere considerato essenziale è costituito da 3 macrocomponenti: alimentare, abitazione e residuale (vestirsi, muoversi sul territorio, istruirsi, informarsi ecc...) ed in funzione della composizione del nucleo familiare e della sua area territoriale di residenza: nord; centro e mezzogiorno e dell'ampiezza del Comune in cui dimora: area metropolitana (oltre 250 mila abitanti); grande comune (tra i 50 mila e i 250 mila abitanti) o piccolo Comune (con popolazione residente inferiore a 50 mila unità), il calcolo del valore soglia originerà risultati diversi tra loro. Le stime diffuse dall'Istat quantificano in 1 milione e 470 mila le famiglie Italiane che si trovano in uno stato di povertà assoluta, pari al 5,7% di quelle residenti totali, equivalenti a 4 milioni e 102 mila persone, concentrate nel mezzogiorno del Paese dove la percentuale sale all'8,6%. Quante sono invece nella nostra provincia le famiglie considerate assolutamente povere? Il dato specifico disaggregato non risulta disponibile, però potremmo calcolarlo dai valori statistici percentuali Istat forniti per l'area geografica Nord della Nazione, in cui le famiglie povere sono il 4,2 % delle residenti e proporzionarli agli abitanti del nostro territorio: che al I gennaio 2015 erano 862.684, organizzati, possiamo supporre, in circa 310 mila nuclei familiari. Ipotizzando un'incidenza del 4,2% stimeremmo in circa 13 mila famiglie quelle sotto la soglia di povertà assoluta, tra cui si dovranno naturalmente distinguere le diverse intensità di povertà. Il dato è tuttavia incerto mancando l'ufficialità della fonte.
L'osservatorio Diocesano delle Povertà e delle risorse (Centro di ricerche e studi della Caritas Ambrosiana) con la sua pubblicazione dei dati suddivisi nelle 7 zone pastorali in cui è articolato l'ente (quella di Monza è la quinta) e relativi alle richieste di assistenza ricevute nei propri centri di ascolto (differenziate per tipologie di bisogni), ha rilevato un incremento di attività da parte dei cittadini Italiani, che nella nostra zona si sono rivolti alla Caritas in 736, risultando il 38,7 % su un totale di 1.902 contatti, aumentati di 130 unità rispetto all'anno precedente: il 2013. La prima richiesta rivolta ai 7 centri del territorio è la fornitura di beni materiali e servizi: sono gli alimentari che soddisfano il principale bisogno richiesto.
Questo post avrebbe la pretesa di stimolare un approfondimento politico-economico-sociale sull'origine della ricchezza e della sua distribuzione su scala provinciale.