mercoledì 16 settembre 2015

L'indicatore dei consumi di Confcommercio

Il 9 settembre ultimo scorso l'Ufficio studi di Confcommercio, l'associazione che rappresenta più di 700 mila imprese Italiane, ha diffuso la periodica pubblicazione “Consumi & Prezzi”. I dati in essa contenuti hanno avuto molta risonanza sulla stampa Nazionale, perché certificano il consolidarsi della ripresa economica, che appare sì debole ma meno fragile del quadro congiunturale delineatosi nell'ultimo periodo. In particolare l'indice di riferimento è l'ICC (indicatore dei consumi di Confcommercio), un parametro originale elaborato direttamente dall'Ufficio Studi dell'associazione, che ha registrato un incremento dello 0,4% sul mese precedente (giugno 2015) e il 2,1% sulla proiezione annua. Detti così questi dati potrebbero essere difficilmente decifrabili e traducibili in termini reali e concreti per la maggior parte di noi, forse il solo fatto di essere positivi potrebbero indurci ad un generale ed immotivato sentimento di fiducia. Per questa ragione ho cercato di capire quale sia il significato dello sbandierato indice e quali elementi esso consideri. Le risposte a tal proposito le ho trovate nella Nota metodologica del 25 marzo 2011 e da lì ho scoperto che l'ICC registra i consumi di 8 categorie di Beni e Servizi, ciascuna delle quali assume un certo peso nel calcolo dell'indicatore. Per esempio i beni e servizi ricreativi (cinema sport, libri, riviste spettacoli ecc..) hanno un peso dell'11,6%, all'interno dell'indice, mentre i beni e servizi per la casa, gli alimentari e i tabacchi pesano il 18,3 e il 18,8% rispettivamente; alberghi, pasti e consumazioni fuori casa incidono per il 17%, i beni e servizi per la mobilità (automobili, motocicli, carburanti, pedaggi e trasporti aerei) pesano il 12,4% ed il restante 21% è equamente suddiviso tra comunicazione, abbigliamento e calzature, e beni e servizi per la cura della persona. I consumi di beni e servizi classificati in queste 8 categorie, sono reperiti mensilmente dalle varie fonti che li monitorano: per esempio l'Anmca fornisce i dati mensili delle immatricolazioni di motocicli e ciclomotori; dall'Aiscat sono tratti i dati sui pedaggi e dal Ministero dello sviluppo Economico quello sui carburati e così via per le altre classi. Schematicamente il calcolo dell'ICC inizia dai dati grezzi delle varie fonti, elaborati per omogeneizzare il valore e depurati da deflatori, infine destagionalizzati. Naturalmente quella appena descritta è solo un'introduzione all'argomento e vuole essere uno stimolo all'approfondimento.